oltre il paesaggio
L’idea che mi preme esprimere, e che cerco da una vita, è quella dell’unità del tutto.
Ciò che mi entusiasmava in Nietzsche, il superamento della coscienza di individuo separato dal resto della natura, è ciò che mi affascinava nella cultura nei nativi americani, o in Thoreau, o in Heidegger, lo ritrovo meravigliosamente espresso nel Tao:
Qualcosa di misterioso e di perfetto esisteva
prima della nascita del cielo e della terra.
Silente, incommensurabile,
solitario, immutabile,
in continuo movimento,
è la madre dell’universo noto,
e di quello ignoto.
Non conosco il suo nome, quindi
lo chiamo Tao.
Se dovessi descriverlo potrei solo dire:
“E’ grande”.
Dall’estasi tragica del dionisiaco, a quella quieta quieta del Tao, è comunque ex-stasi, silenziosa e solitaria contemplazione del tutto, che poi sembra avvicinarsi al nulla, e che implica la vastità, la semplicità, e la materia.
Una materia che dia l’idea del molteplice, che ho cercato tanti anni fa’ nel fango e poi nel collage e che ora trovo nel rilievo della pittura in modo indistinto ma vivente, come un sussurro.
Mi sono concentrata sul tema del deserto perchè mi piace contemplarne la vastità e la potenza, osservando i rilievi delle rocce che alludono alle ere geologiche trascorse, e quindi è adatto ad esprimere l'idea del tempo e dello spazio, così come la rosa del deserto, che si forma per aggregazione di cristalli, proprio come i miei lavori si formano immaginando un'idea e dandole corpo.